domenica 7 aprile 2013

Rufus Wainwright ...il suo disco più pop prodotto da Mark Ronson

                                                       Link Recensione




       Perfect Man... il pezzo più bello del disco



lunedì 1 aprile 2013

Una voce da usignolo direttamente dal Texas...tutta da scoprire

Amanda Pearcy - Royal Street - Link Recensione



La più bella canzone del disco in versione "unplugged"



Un album di classe per il leader degli Steely Dan

Sunken Condos - Donald Fagen - Link Recensione


I'm not the same without you



All time Power Ballads (My Own Countdown Playlist)

# 10 - Every Rose Has Its Thorn (POISON)

Negli anni '80 spopolava questa ballatona rock dal retrogusto acustico 




# 9 - Through The Glass (STONE SOUR)

Side project di Corey Taylor degli Slipknot che dal pesca cilindro una melodia unica





# 8 - Mama I'm Coming Home (OZZY OSBOURNE)

Forse la ballata più bella del frontman storico dei Black Sabbath




# 7 - Nothing else matters (METALLICA)

Dal Black Album lo splendido lento rock dei Metallica...immancabile direi


# 6 - Still loving you (SCORPIONS)

Una delle voci più belle dell'Hard Rock in un pezzo storico (qui in versione live!)




# 5 - Far & away (SLASH & THE CONSPIRATORS FT. MYLES KENNEDY)

La chitarra dei Guns e dei Velvet "al servizio" della voce degli Alter Bridge....uno spettacolo (qui in chiave live!)


# 4 - Photograph (Nickelback)

Nostalgica canzone della band americana


# 3 - Without you (Motley Crue)

Sul gradino più basso del podio la band di Girls girls girls



# 2 - Fall to pieces (Velvet Revolver)

Medaglia d'argento per Slash e compagni con Scott Weiland in gran forma


# 1 - November rain (Guns n'Roses)

Tre assoli di Slash....9 minuti di ballata con finale esplosivo!



Il mito di Rumours dei Fleetwood Mac in edizione "expanded"

Rumours - Fleetwood Mac - Link Recensione




il video della bellissima Dreams cantata dalla splendida voce di Stevie Nicks




Never going back again (live), un bonsai acustico consegnato alla storia della musica



Holly Williams - The Highway






Postcards   gli speciali di RootsHighway


Deep Down in Texas: intervista con Amanda Pearcy

A cura di Marco Restelli


Nell'ambito del circuito Americana, c'è una cantautrice texana che ultimamente si sta mettendo piuttosto in evidenza. Si tratta di Amanda Pearcy, che nel 2009 ha esordito con il disco Waitin' on Sunday, evidenziando subito una voce molto sensuale e uno stile sì legato alla tardizione country folk, ma interpretato in maniera assolutamente intima e personale. La sua storia è stata segnata dalla perdita del marito, con un figlio piccolo ancora da tirare su, il fallimento del successivo matrimonio ed una fase attuale di sostanziale serenità, con un nuovo compagno e una carriera professionale che lascia certamente ben sperare. Dopo aver recensito il suo nuovo bellissimo disco Royal Street, ho recentemente scoperto che nella Eurochart Americana del mese di marzo si è "piazzato" al primo posto, davanti a mostri sacri del calibro di Richard Thompson e dell'accoppiata Emmylou Harris/Rodney Crowell che la seguono sul podio.

Avendo avuto la fortuna di conoscerla e di scoprire che, oltre ad essere un'artista interessante, è anche una persona molto sensibile e disponibile, mi sono permesso di chiederle di concedermi un'intervista per consentire ai "frequentatori della Rootshighway" di fare un breve viaggio con lei e approfondire un po' più da vicino sia la sua musica, sia la sua storia. 


amandapearcy.com


foto: © Rachelle Adams


L'intervista 
(a cura di Marco Restelli e Fabio Cerbone)



Quali sono le principali differenze fra il tuo primo disco "Waitin'on Sunday", pubblicato nel 2009, e questo nuovo "Royal Street"?

Sono migliorata sia come cantautrice che come cantante. Tim Lorsh ha prodotto entrambi i dischi, ma in Royal Street ho spinto maggiormente il suono nella direzione che veramente ricercavo. Ad esempio, ho insistito con l'Organo B3 ed il coro gospel in "A Thousand Tender Recollections". Per gran parte di Waitin'on Sunday io portavo le canzoni a Tim e poi lasciavo decidere a lui quali strumenti e quale feeling avrebbero preso. Per entrambi i dischi abbiamo lasciato la stessa sezione ritmica composta da Ron de la Vega al basso e da Mickey Grimm alla batterie/percussioni, oltre a Tim Lorsch agli archi ovviamente, Gene Rabbai all'Organo B3, Mike Daly alla pedal steel guitar, ma a parte loro, per questo nuovo lavoro, abbiamo ingaggiato altri grandi musicisti. E anche in Royal Street ci sono alcuni bravissimi background vocalists. Waitin'on Sunday non ne aveva affatto. Anche per Royal Street ci sono voluti 2 anni per finirlo a causa di mancanza di finanziamenti a "altre cose della vita" che sono successe. Certo non si può dire che il primo sia stato fatto in fretta, ma sicuramente non si è "trascinato" come è avvenuto per quest'ultimo. Si è arrivati ad un punto che per terminare Royal Street ho chiesto aiuto attraverso una campagna di finanziamento diretto tramite i fan e anche se le "altre cose della vita" continuavano ad accadere, una volta ottenuto l'aiuto dei sostenitori, è andato tutto a gonfie vele per riuscire a far venire al mondo le canzoni.

Ascoltando le canzoni del tuo nuovo album, prevalentemente scritto da te, è piuttosto evidente che la tua musica si ispiri al country ed al folk tradizionale. Se tu potessi scegliere, quindi, di aprire il concerto per una delle tue stelle di riferimento chi sarebbe il fortunato prescelto e perché?

Wow! È molto carino da parte tua! In verità aprirò per Jimmy LaFave alla fine di questo mese e lui è fantastico, quindi è un onore per me. In passato quando Waitin' On Sunday uscì a fine 2009, ho aperto per Billy Joe Shaver, quindi non so se possa essere superato… ma ammiro molto il lavoro di Sam Baker, Michael Fracasso, Eric Taylor, Ray Bonneville, e Robyn Ludwick. Quello che amo di ognuno di loro sono i testi, le loro voci o anche solo il feeling del loro suono. Ma se mi chiedi qualche ulteriore nome noto, ti direi Lucinda Williams, Bonnie Raitt, Joan Armatrading, Dwight Yoakam (specialmente "Buenas Noches From A Lonely Room", in particolare quella canzone sulla notte, "She Wore Red Dresses"), Lyle Lovett, Paul Simon, o Steve Young… o i Rolling Stones, ovviamente. Anche in questo caso propendo maggiormente verso i testi, la voce e per come le canzoni ed il suono mi fanno sentire.

Mi sembra che il feeling tra te e la tua band sia molto forte e familiare. È l'impressione giusta e, al di là di ciò, qual è stato il contributo del gruppo sull'arrangiamento finale delle canzoni registrate per il disco?

Loro sono i migliori, un gran bel gruppo di musicisti. Prevalentemente, per la registrazione in studio, lascio lavorare sugli arrangiamenti il mio produttore, Tim Lorsch. Non avendo mai studiato musica non ne conosco il linguaggio, quindi il meglio che io possa fare è descrivere un sentimento o un "colore" verso il quale propendo, ma per metterlo giù in termini musicali, semplicemente non lo so fare, quindi ci pensa Tim, che però è come me: entrambi lasciamo che i musicisti suonino e vedano quale contributo possono dare alla canzone. Se ci sembra che non vada bene, allora proviamo qualcos'altro. Io suono con un altro gruppo di ragazzi a Austin e gli descrivo cosa voglio da loro se ne ho bisogno, ma di solito ritengo che una canzone sia come un quadro e quando aggiungi altri musicisti o strumenti, ognuno di loro sembra sapere come lasciare il proprio segno sulla tavolozza per mischiarsi con il resto, dove sembra opportuno, oppure semplicemente danzare insieme. Di solito sembra funzionare a meraviglia.

Qual è la canzone più autobiografica che hai mai scritto e cosa puoi dirci di più al riguardo.

O mio Dio, ci vorrebbe troppo spazio! Sarò inserita in un libro che uscirà verso fine anno dove ci sono anche Ruthie Foster e altre artiste donne Texane. Comprenderà anche le storie che stanno dietro alcune delle mie canzoni. Per quanto riguarda le canzoni su Royal Street la maggioranza sono autobiografiche, e solo poche non lo sono. Per ora so solo come scrivere quello che conosco e ciò che ho vissuto. In ogni caso non ti lascerò senza un risposta precisa. "Unbind" parla del mio primo marito che è venuto a mancare. La sua tomba sta su una collina vicino a Smithville, in Texas, dove è nato nostro figlio e dove vivevamo. Per uscire dalla città devi attraversare il fiume Colorado che scorre nella parte centrale del Texas e sfocia nel Golfo del Messico.

C'è invece una ragione particolare per la quale hai scelto "No Expectaion" degli Stones per concludere l'album?

Guarda è solo che ho sempre amato quella canzone ed è una delle prime in assoluto che ho imparato a suonare. Tim ed io sentivamo che andasse a pennello col resto delle canzoni. Gli ho portato una dozzina di cover appena abbiamo iniziato il progetto e lui ha scelto quella. Sono felice che lo abbia fatto, ha in sé il senso della perdita e del desiderio forte che ben si concilia con le altre canzoni del disco, un paio delle quali non erano neanche state scritte ancora quando è stata scelta la canzone degli Stones. Questo succede quando ci si mette troppo per fare un disco: altre canzoni vengono scritte e per alcune di queste il cantautore insiste perché vengano aggiunte.

Ti senti un'artista "Americana"? Parlando in generale cosa pensi di avere in comune con il nucleo centrale di questo genere particolare ed i suoi membri più apprezzati?

Definisco la mia musica come "Americana". Quello che scrivo e canto è ciò che conosco e ciò che ho vissuto. Se questo è vero anche per la maggior parte di questo genere e per i suoi membri più apprezzati, allora forse è ciò che abbiamo in comune. Io non ho fatto nulla per sembrare qualcosa. Semplicemente ho avuto aclune esperienze sfortunate e ho trovato un modo per farci pace scrivendo canzoni. La vita è dura. Pochissime persone vivono la propria vita senza sperimentare la durezza. E ognuno trova un modo per superare le cose. Il mio è cantautorato. È sembrato giusto registrare le canzoni e lasciarle a disposizione del mondo perché le ascoltasse. Ma quando lo fai, quando vuoi veramente che siano ascoltate hai bisogno di descrivere come suonano e appiccicarci un'etichetta con il genere musicale sopra. Quando ascolti un album intero delle mie canzoni, a causa del missaggio, il suono non rientra perfettamente in quello che viene chiamato completamente country o completamente folk o completamente blues, quindi ringraziamo Dio che la definizione "Americana" sia disponibile. Spero di essere stata chiara.

Che ci dici delle tue esibizioni live? Se non erro provieni dal Texas e mi chiedevo se riuscissi a suonare molti concerti nel South West ed in particolare nella scena di Austin….è ancora così piena e vivace?

Ho suonato molto con una band intera l'anno scorso e ho continuato a ritrovarmi mentre provavo a seguire la direzione honky tonk che adesso va molto ad Austin. Abbiamo accelerato alcune mie canzoni lente e provato a far suonare un po' più country altre che non lo sono affatto. Non vorrei essere fraintesa: amo l'Honky Tonk e visto che ho imparato a ballare nelle sale storiche del centro sud del Texas so ballare le migliori, una dopo l'altra, senza mai lasciare la pista, ma se hai ascoltato il mio disco, Royal street, sai anche se ci sono alcune canzoni country che puoi ballare ma ce ne sono altrettante che non è proprio roba del tipo "continua a farli bere e ballare tutta la notte". Sono molto grata per quei pochissimi posti fatti a posta per ascoltare musica ad Austin e nei dintorni. In quei posti il pubblico vuole sentire le parole ed accettare la canzone così come è. Mi piace perché posso essere me stessa, invece di sentirmi come se dovessi consegnare un prodotto che non mi descrive in modo completo come cantautrice. L'unica cosa è che il tipo di pubblico che frequenta quei posti non ama veramente la musica country, quindi spero solo non faccia troppo caso a quel poco di questo genere che sicuramente è stato "gettato in quel minestrone" del mio sound.

Il ritorno della band inglese: Delta Machine

 Delta Machine - Depeche Mode - Link Recensione








Il Duca Bianco è tornato alla grande

David Bowie - The Next day - Link Recensione



Il video di "Where are we now?"